Principalmente, le Isole Eolie, sono a carattere vulcanico e sono dal 2000 Patrimonio dell’UNESCO per la loro bellezza e unicità. In effetti, hanno da sempre un fascino, celebrato e anelato da numerosi personaggi come Ulisse, scrittori dell’Ottocento come Alexandre Dumas, per arrivare al cinema con il regista Roberto Rossellini negli anni ’50 con il film Stromboli (Terra di Dio). Il richiamo forte di queste 7 sorelle del Mediterraneo arriva anche al cuore di turisti e appassionati di vino, perché è proprio qui, nelle cantine dell’arcipelago che nasce un vino passito: la Malvasia delle Lipari, una delle tre doc messinesi.
Tutte le isole dell’arcipelago eoliano hanno però delle somiglianze nella composizione del suolo che, essendo una catena vulcanica sommersa e di matrice lavica, ha un’alta percentuale di ceneri, tufi e pomice. Una composizione che regala ai vini una mineralità eccezionale. Oltre al dono della fertilità, le sette sorelle hanno luce e calore: due elementi di cui hanno bisogno i vigneti di Malvasia e del Corinto Nero. Quest’ultimo è un vitigno a bacca rossa, proveniente dalla Grecia e oggi diffuso in tutto il Mediterraneo. Proprio qui, in questo mare, c’è un altro vitigno di origine greca: la Malvasia, dea delle Eolie. Ci fermiamo un attimo su questo vitigno per ricordare che in tutta Italia esistono altre 16 tipologie di Malvasia a bacca bianca come la Malvasia di Sardegna, del Lazio, la Malvasia Bianca di Candia Aromatica dei colli piacentini, solo per citare alcune. Ma torniamo ora nelle Eolie, dove le uve di Malvasia sono utilizzate sia per il Salina IGT che per la Malvasia delle Lipari DOC.
Il vino Salina IGT
Un vino che si produce in provincia di Messina, nello specifico nelle 7 sorelle delle Isole Eolie. La denominazione nata nel 1995 è riservata ai: vini bianchi fermi e frizzantivini rossi, fermi, frizzanti e novellorosati fermi e frizzanti Come da disciplinare, tutti i vini devono essere prodotti con uve provenienti da questo territorio dei vitigni tradizionali, idonei alla regione Sicilia. Tra le aziende che si potranno visitare, la Tenuta di Castellaro, frutto di un progetto di valorizzazione e recupero del territorio e delle tradizioni.
Un simbolo è il vecchio palmento (anche questo ricorda un po’ le cantine etnee) dove oggi la cantina bioenergeticadell’azienda, la prima delle Isole Eolie. Se andrai in visita da Tenuta Castellaro, tra giugno e settembre, ci saranno le numerose piante di cappero, ferme al bordo del vigneto e pronte a stupire con i loro carinissimi fiori.
Grazie a Capomare sarà possibile sostare qualche ora su ciascuna isola e quindi organizzare un passaggio mirato, per gli appassionati, in queste cantine dove si potrà degustare il vino o comprare qualche chicca disponibile nelle sale vendita delle tenute eoliane.